Un cambiamento silenzioso attraversa l’Europa. La Germania alza lo sguardo, ripensa la difesa e prepara scenari che sembravano lontani
Ci sono notizie che sembrano scivolare via finché un dettaglio non cambia prospettiva. Negli ultimi mesi la Germania ha riportato al centro del dibattito pubblico il tema della leva obbligatoria, riaprendo un capitolo che molti consideravano archiviato. Il contesto europeo, scosso da conflitti vicini e frequenti attacchi informatici, spinge Berlino a rivedere il proprio modo di intendere la sicurezza.
Il governo guidato dal ministro della Difesa Boris Pistorius ha definito un pacchetto di riforme che tocca ogni livello: reclutamento, volontariato, riserve e investimenti. Un cambiamento profondo che entrerà in vigore già dal prossimo anno e che racconta un’Europa costretta a ripensare i propri equilibri.
Dal prossimo gennaio tutti i giovani tedeschi che compiranno 18 anni riceveranno un questionario obbligatorio. L’obiettivo è valutare motivazione e idoneità al servizio. Sarà obbligatorio per gli uomini e volontario per le donne. Un gesto semplice, ma simbolico, che segna il ritorno di un rapporto diretto tra Stato e nuove generazioni.
Nel 2026 verranno selezionati i primi 20.000 volontari, mentre nel 2027 l’intera generazione nata dal 2008 in poi sarà sottoposta alle selezioni. Test medici, prove attitudinali e valutazioni psicologiche serviranno a definire una panoramica precisa della futura forza armata.
La riforma punta a rendere il servizio volontario più appetibile. Il nuovo modello prevede uno stipendio di circa 2.600 euro lordi al mese e vantaggi aggiuntivi, come il rimborso per la patente auto o camion per chi si impegna almeno dodici mesi. L’obiettivo è chiaro: rafforzare il reclutamento senza dover ricorrere subito alla coscrizione.
Berlino vuole portare le truppe permanenti da 182.000 a 260.000 soldati, affiancati da circa 200.000 riservisti. Numeri che ricordano assetti militari di altre epoche. Come ha sottolineato Armin Papperger, CEO di Rheinmetall, la Germania punta a diventare entro il 2029 “l’esercito convenzionale più forte d’Europa”.
La parte politicamente più delicata riguarda la possibilità di introdurre una leva obbligatoria su richiesta. Se il numero di volontari non fosse sufficiente, il Parlamento potrebbe attivare un sistema selettivo, anche tramite una procedura casuale. Pistorius ha descritto questa ipotesi come “ultima risorsa”, ma il fatto che sia prevista dalla legge indica quanto la Germania consideri seriamente il rischio di una futura carenza di personale.
Il riferimento più vicino è la Danimarca, dove tutti i giovani partecipano a visite e test cognitivi e, solo se necessario, estraggono un numero da un tamburo. Un sistema che non viene quasi mai utilizzato perché il volontariato è sufficiente, ma che rappresenta una base solida in caso di necessità.
La riorganizzazione tedesca non riguarda solo la dimensione militare. Il governo ha previsto nuovi fondi per il volontariato civile: asili, scuole, case di cura, protezione civile. L’obiettivo è creare oltre 15.000 nuovi posti e coinvolgere ogni anno più di 100.000 giovani in attività sociali e di assistenza.
Nel frattempo, l’Europa osserva. Molti Paesi, dalla Finlandia alla Grecia, prevedono già forme di servizio obbligatorio. La Germania ora si aggiunge a un elenco che indica un cambiamento più ampio e silenzioso nel modo in cui il continente percepisce la propria sicurezza.
La domanda finale resta aperta e inevitabile: questa trasformazione resterà un caso isolato o segnerà il passo di una nuova stagione per tutta l’Unione?
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